FILOTEI GROUP

FUNGHI FRESCHI, SECCHI E CONGELATI

La tradizione del commercio in casa Filotei nasce, probabilmente, all’inizio del ‘900, a Pescara del Tronto: Loreto, il nonno di Ivo, papà di Luca, vendeva a Norcia bestie da macello, prosciutti, tartufi e tutto ciò che i “norcini” sapevano valorizzare, lavorare e rivendere nelle loro norcinerie e, naturalmente, sul mercato romano. Gli affari andavano bene, tanto che “l’avvocato ” ( in quanto era uno dei pochi in grado di leggere e scrivere ) cominciò a portare con sé il piccolo Ivo, il primo nipote, insegnandogli- insieme alla sopportazione della fatica- l’arte della compravendita. Si trattava di alzarsi di notte per arrivare a piedi ai mercati della vallata del Tronto e nel vicino Abruzzo, comprare a prezzi vantaggiosi vari capi di bestiame, pecore, capre, maiali e ripercorrere a tappe forzate tutta la strada, fino a Pescara del Tronto. Una notte di riposo e ripartire poi alla volta di Norcia, spingendo avanti gli animali sulla montagna sopra Capodacqua, scendendo a San Pellegrino e, arrivati a Norcia, trattare con i commercianti locali. Non era facile. Una volta i Norcini, per abbassare il prezzo dei maiali da tartufo, allungavano i tempi della contrattazione. Loreto, per tutta risposta, mandò Ivo a comprare un pacco di confetti: con questi avrebbe condotto i maiali a un mercato più lontano. I compratori, convinti che l’avrebbe fatto davvero, si arresero alle sue richieste. Pazienza, scaltrezza ma anche onestà erano le sue doti: quando andava ad Ascoli, spesso doveva sbrigare faccende di tipo amministrativo-burocratico anche per i suoi paesani. Questi poi lo compensavano con una giornata di lavoro nei suoi terreni.

Il figlio di Loreto, Ercole, amava poco il mercanteggiare del padre ed era partito per l’America negli anni venti. Aveva fatto l’operaio, il muratore e con il “gruzzoletto” che era riuscito a riportare, aveva comprato dei terreni che lavorava insieme ai figli. Riempivano parecchie botti di “pecorino”( vino oggi reso famoso da altri), raccoglievano patate, fagioli, verdure ma il testimone del vecchio Loreto, nel commercio, lo stava raccogliendo il nipote Ivo. Appresa dal nonno l’arte del contrattare, Ivo era solito dire :”Quando tratto, so tirare fino a morire. Ma quando ho detto un prezzo, quello è e lo rispetto, non mi rimangio mai la parola”. Uno dei suoi vanti era quello di definirsi un “pagatore”, ha sempre dato ciò che doveva, senza fare mai “una lira di debito”. E pretendeva di essere trattato allo stesso modo…ma, in commercio, non è sempre facile incontrare galantuomini. Con la sua bicicletta saliva verso Spelonga, Colle d’Arquata, e scendeva carico di sacchi di funghi secchi, tartufi. Qualche fratello iniziò ad affiancarlo e, già nell’immediato dopoguerra, servivano i commercianti della capitale, cominciando proprio dagli amici norcini che avevano aperto a Roma. Nella cantina e nei magazzini della vecchia abitazione pendevano centinaia di prosciutti per la stagionatura: appena essiccati prendevano anch’essi la via di Norcia e di Roma.

Ad oggi svolge un’importante attività di import-export, e ha sviluppato nel corso degli anni differenti mercati, come le forniture ai negozi specializzati, G.D.O., industrie alimentari e catering. Le certificazioni ottenute BRC e IFS ne garantiscono, a livello internazionale, la qualità nella filiera di fornitura di prodotti alla Grande Distribuzione Organizzata, basandosi su standard di qualità che interessano l’HACCP, l’ambiente di lavoro e i controlli sul prodotto e processo.

Cominciarono a commercializzare la lenticchia di Castelluccio di Norcia, contribuendo non poco alla sua diffusione; compravano interi camion di carciofi in Puglia e li selezionavano nel vecchio pastificio, facendo lavorare tutti i Pescaresi.
Nei primi anni ’60 era arrivata, da Santa Croce di Cittareale, Maria Di Giambattista, moglie di Ivo. Le sue capacità pratiche, la sua concretezza, il suo intuito ne fecero l’anima della produzione , che si allargò a una vasta gamma di prodotti sott’olio, dagli antipasti alle melanzane, dai funghi ai vari “tagli” di carciofini.
Ivo e il fratello Lino curavano gli acquisti e la produzione, gli altri fratelli, Loreto, Alverino e Marino, si occupavano delle vendite a Roma. Fu un periodo di grande lavoro: si coniarono dei motti: “ Se vuoi mangiare il cibo degli dèi, metti in tavola i prodotti Filotei”; “ Son piccolina, son squisita, son da tutti la preferita”( la lenticchia di Castelluccio).
Certo, ci sono stati momenti difficili, ma la grinta e la voglia di ripartire hanno sempre caratterizzato questa piccola-grande ditta. Proprio nelle difficoltà Ivo, mai arrendevole e simpaticamente spavaldo, era solito ripetere :” Non vi preoccupate. Alzo un sasso e ci trovo mille lire!”
La ditta si è poi allargata ulteriormente con l’ingresso delle mogli e dei figli dei cinque fratelli ed è stato inevitabile il passo successivo, quello della divisione; sono nate così cinque ditte “Filotei”che continuano l’attività precedente e che , in parte, collaborano.
La diretta eredità del fondatore, Ivo Filotei, l’ha raccolta il figlio Luca, che ha modernizzato notevolmente l’attività, con criteri imprenditoriali all’altezza dei tempi. Ha inoltre recuperato, ristrutturato e ampliato un capannone nella zona industriale di Pescara del Tronto, creando un impianto moderno che dà lavoro a parecchie famiglie del territorio.
La “Filotei Ivo di Filotei Luca” affiancata dalla “ Filotei Group” immette sul mercato prodotti nuovi, salse, creme. in cui la sapienza della tradizione si sposa con la fantasia propria delle nuove generazioni ( “Razza di cuochi”, scherzava Ivo, riferendosi alla famiglia della moglie Maria e, naturalmente anche ai suoi figli, Sestina, Iole e Luca).

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