RIFUGIO DEGLI ALPINI
RISTORANTE
Sono Gino Quattrociocchi e insieme a mia moglie Barbara Fiori siamo i proprietari del Rifugio degli Alpini situato a 1.550 m s.l.m. sul valico di Forca di Presta, nel territorio del comune di Arquata del Tronto. Dopo il terremoto che ha colpito la zona di Norcia, il nostro rifugio è stato reso inagibile, non completamente distrutto, ma i danni ingenti non ci permettono di rientrare. Dopo 5 anni siamo qui nella località di Pretare, il comune ci ha assegnato questo container. Ci avevano proposto anche di aprire vicino alla Salaria, così da essere in bella vista a turisti o a chiunque fosse di passaggio. Noi non abbiamo accettato perché siamo gente di montagna, questo è il nostro ambiente.
Io sono nato e cresciuto a Roma, mia mamma è di Castel Sant’Angelo sul Nera e mia moglie originaria di Pretare. Con i miei figli di 19 anni attualmente viviamo a Norcia, anche lì in un container di 60 mq dopo che il terremoto ha distrutto anche la nostra casa. Fortunatamente ad ottobre del 2016 ci trovavamo a San Benedetto del Tronto momentaneamente perché il precedente terremoto l’aveva già lesionata.
Ho fatto parecchi lavori prima di decidere di prendere in gestione il rifugio: ragioniere, contabile e poi falegname, carrozziere a Roma. La vita frenetica della città ci stava stretta e così, da autodidatti, abbiamo deciso di dedicarci alla ristorazione e quella del rifugio è stata un’occasione che non potevamo rifiutare. Ci siamo rimboccati le maniche e per 25 anni ci siamo presi cura di questo luogo meraviglioso. C’erano 35 posti letto, quindi oltre al vitto, anche l’alloggio. D’estate vivevamo lì mentre d’inverno tornavamo solo nel weekend quindi facevamo avanti e indietro tra Norcia e Forca di Presta. C’era sempre gente, soprattutto d’estate. Era un posto incredibilmente bello: eravamo proprio sotto al sentiero che porta al monte Vettore, da dove potevi raggiungere il Lago di Pilato e gli altopiani del Castelluccio, stupende fioriture, stupendo paesaggio, stupendi tramonti e albe. Variavo da cuoco a cameriere, dal gestore del rifugio a guida turistica, da interprete naturalistico del posto a insegnante di ciaspole e mountain bike.
Dopo il terremoto ci hanno dato la possibilità di utilizzare questo piccolo container dove vi abbiamo adattato il nostro ristorante, completamente diverso ma che con poco tempo ci ha aperto altre possibilità. La difficoltà è stata per i nostri figli, che dopo il terremoto hanno dovuto affrontare mille insicurezze e paure: abbiamo vissuto due mesi in tenda poi per due anni a San Benedetto del Tronto dove hanno iniziato le superiori, poi siamo tornati nella nostra terra, a Norcia. Si, abbiamo preferito 60 mq di casa perché quella era la nostra vera casa.
Io ci credo, credo fermamente in questo lavoro e, nonostante tutto, credo ancora che questa terra possa rinascere dalle ceneri che ha lasciato questo disastro. Un sacrificio che è stato fatto volentieri.